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Nel
Dittico “Nostalgia di Dio” la Fabris riconferma
l'indagine del riflesso come possibile realtà
contemporanea; ogni lastra specchiante, esposta a
differenti fonti di luce arricchisce l'immagine
simbolica di luci, ombre, forme e colori del “relativo
Tutto”. Un Tutto Divino inafferrabile ma percepibile.
È quanto esprime Agostino, aprendo le
Confessioni: "Fecisti nos ad te et inquietum est cor
nostrum donec requiescat in te" - "Ci hai fatto per Te
ed è inquieto il nostro cuore finché non
riposi in te"33.
Nella domanda che ognuno porta nel più profondo
di sé va profilandosi l'immagine di un
padre-madre nell'amore, qualcuno cui affidarsi senza
riserve, quasi un'àncora, un approdo dove far
riposare la nostra stanchezza e il nostro dolore, sicuri
di non essere rigettati nell'abisso del nulla. (E.C.)
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